Lo stress da lavoro è vissuto dalle persone che si sentono sottoposti a richieste ed aspettative che non sono in grado di corrispondere e che quindi possono generare una condizione di disagio e sofferenza. È riconducibile a delle condizioni lavorative inadeguate e non gestite accuratamente, inducendo effetti psicologici che portano le persone a pensare di essere “sbagliate”.
Lo stress da lavoro correlato non è una malattia, ma avviene in base a delle reazioni comportamentali finalizzate all’adattamento della persona all’ambiente, talvolta caricate ed amplificate da tensioni e difficoltà nella vita personale di ogni individuo.
Le cause dello stress dal lavoro
Le cause possono essere riconducibili ad una cattiva organizzazione del lavoro, alle relazioni interpersonali, ai ritmi di lavoro, alle condizioni ambientali per esempio in celle frigorifere o al sole. Ma anche in relazione ai fattori di rischi fisici presenti, alla eccessiva responsabilità, alla deresponsabilizzazione o a conflittualità nel luogo di lavoro non gestite.
Secondo la teoria di E. Erikson il ciclo di vita di ogni individuo è scandito da varie fasi di sviluppo, ognuna delle quali è caratterizzata da una crisi o conflitto: l’interazione con l’ambiente esterno richiede risorse che la persona non necessariamente possiede. Questo disequilibrio produce stress che costringe l’individuo a trovare energie e soluzioni per adattarsi ai nuovi compiti da svolgere, sviluppando in questo modo le nuove abilità necessarie.
Questo tipo di stress è definito in termini scientifici eustress: la risposta a esso è esattamente ciò di cui ogni individuo ha bisogno per crescere e sviluppare il proprio valore. Al contrario, quando la situazione critica si protrae troppo a lungo nel tempo senza che l’individuo abbia sviluppato risorse efficaci per superarla, s’innescano una serie di sintomi comportamentali, psicologici e fisici che esprimono tale disagio: tale condizione prende il nome di distress.
L’esposizione prolungata a situazioni stressanti, la loro intensità e la risposta di adattamento di ciascuno a tali stimoli inducono l’insorgere dello stress correlato al lavoro e può colpire ogni lavoratore, di qualsiasi settore di attività. Non bisogna trascurare nell’analisi e nella valutazione di tale fattore di rischio che esiste una risposta individuale differenziata alle sollecitazioni correlate al lavoro e alle interazioni interpersonali.
Statisticamente in Europa l’esposizione a tale fattore di rischio colpisce almeno un lavoratore su quattro, con aumento delle situazioni di conflittualità, calo dello stimolo lavorativo con riduzione della produttività, un elevato assenteismo, turnover elevato del personale, l’inserimento di lavoratori temporanei con brevi contratti e aumento dell’incertezza del futuro.
Le conseguenze dello stress da lavoro
Le conseguenze per le persone con stress da lavoro correlato è che subiscono un danno sia a livello fisico che a livello psichico, alterando le reazioni personali anche nella vita privata, ma soprattutto scatta in loro negazione della situazione e spesso il ricorso ai psicofarmaci.
Fra i lavoratori più colpiti ci sono le donne, infatti uno studio dell’Università Bocconi di Milano ha dimostrato che per il sesso femminile c’è anche un problema ulteriore: lo stress è provocato dalla difficoltà di conciliare l’impegno professionale con la vita familiare nel 50% dei casi.
L’analisi delle condizioni di benessere organizzativo consente di comprendere le criticità aziendali e dei lavoratori stessi, al fine di individuare le opportune misure prevenzione o di miglioramento organizzativo/ambientale/di processo.
Proprio per questo ogni analisi deve essere effettuata coinvolgendo la direzione e i lavoratori stessi, creando un gruppo di lavoro che non si limiti a rilevare i dati o le situazioni di evidente conflittualità ma proponga azioni concrete di coinvolgimento attivo di tutti, ponendo al centro il lavoratore come persona, valorizzandole ruolo e idee.
Prevenzione e azioni da compiere
Le misure preventive e le azioni di miglioramento si devono rifare ai rischi, al contesto e al contenuto rilevato, attivandosi in relazione alle caratteristiche aziendali e alle opportunità di introdurre quegli elementi che ne fanno percepire al lavoratore un concreto aiuto ed un sincero interessamento alle loro fattive difficoltà.
Le cinque misure per un miglioramento possono essere di diversi tipi:
Organizzativo: agendo sui turni, sulle condizioni ambientali
Comunicativo: creando momenti di confronto fra piccoli gruppi di lavoratori, dirigenti o preposti per raccogliere proposte e soluzioni su cui basare una concreta analisi, iniziative per creare un ambiente di lavoro collaborativo e motivante, curare la chiara comunicazione di obiettivi e ruoli
Formativo: incontri formativi per migliorare sé stessi e le modalità comunicative, sul benessere organizzativo e sulle competenze relazionali
Procedurale: definizione di procedure comportamentali rivolte a ridurre i rischi fisici, codici di condotta aziendali, di buone prassi
Tecnico: miglioramento del processo con l’inserimento di macchine o impianti di nuova generazione, climatizzando il luogo di lavoro, realizzare un adattamento ottimale uomo-macchina-ambiente, spazi di lavoro idonei.