Lavoratori delle piattaforme digitali: sfide e prospettive per la sicurezza sul lavoro

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Lavoratori delle piattaforme digitali: sfide e prospettive per la sicurezza sul lavoro

Nell’era digitale, il lavoro su piattaforma è diventato una delle forme di occupazione più diffuse e in rapida crescita in Europa. Questo tipo di lavoro, che coinvolge milioni di persone e oltre 500 piattaforme operative nell’Unione Europea, solleva numerose questioni riguardo la sicurezza e la salute sul lavoro (SSL). Un recente documento dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) fa luce su queste sfide e sugli sviluppi normativi in corso per garantire condizioni più sicure ed eque per i lavoratori delle piattaforme.

La sfida della classificazione: lavoro autonomo e mercato nero

Una delle questioni più complesse legate al lavoro su piattaforma è la classificazione dei lavoratori. Si stima che nel 2021 circa il 90% dei lavoratori delle piattaforme fosse considerato autonomo, il che li esclude dalla protezione delle normative europee in materia di SSL. La classificazione errata dei lavoratori è un problema che non solo riduce i loro diritti, ma li espone a rischi maggiori, come dimostrano vari casi giudiziari in tutta l’UE.

Un altro aspetto preoccupante è la rete di subappaltatori utilizzata dalle piattaforme, che spesso diluisce le responsabilità nei confronti dei lavoratori, rendendo più difficile per questi ultimi rivendicare i propri diritti. Questo fenomeno è aggravato dal mercato nero degli account, dove persone senza diritto al lavoro affittano profili di chi è registrato sulla piattaforma, aumentando i rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro.

Sicurezza sul lavoro piattaforme digitali, Orari di lavoro, attrezzature e formazione: una sicurezza precaria

Molti lavoratori delle piattaforme operano al di fuori delle normative sull’orario di lavoro, lavorando spesso molte più ore di quelle consigliate. Questo è particolarmente rischioso nel settore delle consegne, dove l’eccesso di lavoro può portare a incidenti, aggravato dalla mancanza di copertura assicurativa adeguata.

L’equipaggiamento e le attrezzature rappresentano un altro punto critico. I lavoratori autonomi sono spesso costretti a utilizzare le proprie attrezzature, che potrebbero non essere adatte o sicure. In alcuni casi, le piattaforme vendono attrezzature ai lavoratori, che devono inoltre imparare a utilizzarle senza una formazione adeguata.

La formazione sulla SSL è spesso superficiale o volontaria, e il tempo dedicato a essa non viene retribuito, spingendo molti lavoratori a ignorarla o completarla solo parzialmente. Questo contribuisce a un aumento del rischio di incidenti sul lavoro e peggiora ulteriormente le condizioni già precarie dei lavoratori delle piattaforme.

Gestione algoritmica e privacy: tra controllo e sorveglianza

Un’altra sfida significativa riguarda la gestione algoritmica del lavoro. Gli algoritmi controllano aspetti cruciali come la retribuzione, l’assegnazione dei compiti e l’orario di lavoro, spesso con poca trasparenza. Questa mancanza di chiarezza genera un’asimmetria informativa tra la piattaforma e i lavoratori, che spesso non comprendono come e perché vengano prese certe decisioni.

La sorveglianza digitale è un ulteriore problema. Le piattaforme monitorano costantemente i lavoratori, spesso tramite sistemi automatici che non lasciano spazio a un’interazione umana. Questa situazione aumenta il controllo sui lavoratori senza offrire loro la possibilità di contestare le decisioni prese dagli algoritmi.

I dati raccolti dalle piattaforme sui lavoratori sono un altro aspetto critico. Spesso, i dati vengono utilizzati non solo per migliorare il servizio, ma anche a fini commerciali, senza che i lavoratori abbiano un reale controllo su come vengono trattate le loro informazioni personali.

Sicurezza sul lavoro: verso un futuro più sicuro per i lavoratori delle piattaforme

Le sfide descritte non sono insormontabili, ma richiedono un’azione coordinata a livello europeo. Le nuove norme proposte dal Parlamento europeo mirano a migliorare la situazione, garantendo una classificazione corretta dei lavoratori delle piattaforme e regolando l’uso degli algoritmi. Queste norme rappresentano un passo avanti verso la protezione dei diritti dei lavoratori, ma il percorso è ancora lungo.

L’attuazione di queste direttive sarà cruciale per il futuro dei lavoratori delle piattaforme. Sarà necessario un impegno continuo da parte degli Stati membri per recepire e applicare queste norme, garantendo che i lavoratori possano operare in un ambiente sicuro e equo. Solo così potremo affrontare le sfide dell’era digitale e costruire un mercato del lavoro che tuteli davvero tutti i suoi protagonisti.

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