Il 27 dicembre del 1831 un giovanissimo Charles Darwin, partecipò ad una spedizione intorno al mondo a bordo del brigantino Beagle, salpato dal porto (sicuro) di Falmouth nella splendida Cornovaglia inglese. Investì 5 anni nel solcare i mari di Azzorre, Mauritius, Galapagos e di aree inesplorate, vivendo l’alternanza giorno e notte, annotando su un taccuino le varietà di piante e di animali, raccogliendo campioni di fauna e flora e soprattutto osservando il perfetto adattamento di ogni organismo al proprio ambiente.
In poche parole, osservando i Big Data di Madre Natura, si portò a casa la celebre teoria dell’evoluzione delle specie, una delle metafore più utilizzate in ambito economico, sociale, manageriale e applicabile anche alle nostre città. Nello specifico, alla sicurezza urbana indispensabile ad aumentare la qualità della nostra vita.
Nascono le Citta 4.0, che quando si fa giorno sono capaci di far suonare qualche minuto prima la sveglia in caso di intenso traffico, di consentire alle T-shirt di trasmettere informazioni sanitarie, proteggere le nostre case, illuminare le strade a costo zero, regolare i parcheggi ad attesa zero, trovare le giuste temperature per ogni tipo di ambiente, controllare gli spazi in cui viviamo con le persone che amiamo e gestire i servizi delle utenze pubbliche e private con una App. Per questo le città faranno la differenza se consentiranno a tutti i cittadini di vivere le tecnologie intorno a loro stessi in modo abilitante e facile, semplificando la complessità grazie agli oggetti connessi in rete e aumentando così il livello di confort e di sicurezza.
Considerato che – secondo McKinsey – entro il 2025 saranno connessi in rete 28 miliardi di oggetti nel paradigma di Internet of Thinks (IoT), allora capiamo come le Smart Cities rappresentino oggi esattamente quella teoria di Darwin che sconvolse il mondo della scienza e il comune modo di pensare.
In questo momento migliaia di sensori a Singapore stanno trasmettendo in tempo reale la situazione di traffico sulle strade, Malmo ricicla perfettamente più del 50% dei rifiuti urbani candidandosi a diventare la prima città a zero emissioni, i cittadini non udenti di Barcellona hanno in dotazione un dispositivo che aumenta i suoni della città e a Milton Keynes nel Buckinghamshire inglese una App rileva quando i contenitori pubblici sono pieni, notificandolo in autonomia alle divisioni di raccolta rifiuti. La sicurezza della gestione dati di questi oggetti magici sarà quindi una delle chiave del successo delle Smart Cities.
Alla base di queste città intelligenti ci sono tecnologie integrate per leggere, condividere e capire una enorme mole di informazioni che – secondo IBM Research – fanno parte di quel 90% di dati totali prodotti del mondo negli ultimi due anni. Le città che si adatteranno al valore che la tecnologia apporterà alla società civile, cresceranno in termini di attrattività di investimenti e diventeranno luoghi in cui il benessere dei cittadini si coniugherà con opportunità internazionali di lavoro, ricerca, innovazione, relazioni e conoscenza.
Dialogare con le città del futuro, scambiare informazioni per aumentare la fruibilità di servizi pubblici e diffondere una maggiore sicurezza urbana, rappresenterà la vera economia della conoscenza, un progetto che coinvolgerà in modo diretto i cittadini per creare una città a misura d’uomo, più sicura, più intelligente, più moderna. O semplicemente, come pensava Leonardo da Vinci, una “città ideale”, in grado di connettere tecnologia e capitale umano.
Ah, scusate ora vi lascio, devo rispondere ad una email inviatami dal mio frigorifero!