Per congedo di maternità obbligatoria si intende il periodo durante il quale una donna in stato di gravidanze deve astenersi obbligatoriamente dal proprio lavoro. In tale arco temporale la legge tutela le donne lavoratrici sia al non perdere il posto di lavoro che ad assicurargli una retribuzione economica.
Secondo la normativa, alla donna in stato di gravidanza spettano 5 mesi di maternità obbligatoria, oltre a quella facoltativa. Nel primo caso la lavoratrice incinta potrà scegliere di suddividere l’utilizzo del congedo a cavallo tra prima e dopo il parto.
Differenza tra maternità obbligatoria e maternità facoltativa
Così come si evince dai termini, la maternità obbligatoria presume un diktat dall’esonerare la donna dal lavoro durante un certo periodo di tempo prestabilito, ossia 5 mesi, mentre la maternità facoltativa è un’opzione che la lavoratrice può considerare in seguito alla maternità obbligatoria e fino ai 12 anni di vita del nascituro. In entrambi i casi, la donna ha diritto a percepire un’indennità economica che varia di percentuale a seconda della tipologia, del tempo e dell’età del bambino.
Nel caso di maternità obbligatoria si ha diritto ad usufruire di 5 mesi di congedo così distribuiti: 2 mesi prima e 3 mesi dopo il parto (congedo di maternità ordinario); 1 mese prima e 4 mesi dopo il parto (congedo di maternità con flessibilità); 5 mesi da fruire tutti nel periodo successivo al parto (congedo di maternità con astensione interamente dopo il parto). Negli ultimi due casi è però necessaria un’autorizzazione del medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale o del ginecologo, e del medico competente così da prevenire e tutelare la salute della lavoratrice nel luogo di lavoro. Qualora la gravidanza fosse a rischio e la lavoratrice incinta bisognasse di un periodo di astensione più lungo (congedo di maternità anticipata), occorrerà produrre una serie di documenti da inoltrare all’INPS e al proprio datore di lavoro. Infine, nel caso in cui, a causa dell’incompatibilità delle mansioni svolte o dei luoghi di lavoro con la maternità, la lavoratrice può chiedere ulteriori 4 mesi di astensione dal lavoro successivi alla maternità obbligatoria (congedo di maternità prorogata).
Come comunicare la maternità
Ogni tipologia di domanda necessita di una precisa documentazione che deve essere trasmessa in maniera telematica all’INPS. L’ente offre anche un servizio gratuito che funge come guida per coloro che debbano presentare le domande. Digitando online “Assistenza maternità obbligatoria INPS” è possibile accedere a tutte le indicazioni necessarie per inviare in maniera puntuale tutta la documentazione.
Entrando nel merito dei certificati necessari, nel caso di maternità ordinaria, così come per tutti gli altri casi, è necessario che il medico di base mandi telematicamente all’INPS il certificato di gravidanza con la presunta data del parto. Successivamente occorrerà presentare la copia originale dei documenti alla sede o all’agenzia INPS di competenza.
Per la richiesta del congedo di maternità con flessibilità e congedo di maternità con fruizione interamente dopo il parto bisognerà allegare alla domanda il certificato del ginecologo ed uno del medico competente in merito alla prevenzione e tutela della salute nei posti di lavoro. i certificati dovranno essere rilasciati nel corso del settimo mese e dovranno dichiarare che la lavoratrice ha facoltà di lavorare nel corso dell’ottavo mese di gravidanza.
Nel caso di maternità anticipata servirà un provvedimento di interdizione anticipata da parte dell’Ulss-Servizio SPISAL, per le gravidanze a rischio, o dall’Ispettorato del lavoro, qualora le mansioni di lavoro si rivelassero incompatibili con lo stato di gravidanza.
Infine, per il congedo di maternità prorogata è necessario il provvedimento di interdizione prorogata rilasciato dall’Ispettorato del Lavoro. tale documento è solitamente richiesto dalle aziende che evidenziano le incompatibilità tra mansioni o luoghi di lavoro e gravidanza.