L’ultima modifica alla legge sulla legittima difesa è stata apportata dall’ex governo giallo-verde, quello in cui la maggioranza in parlamento era composta da Movimento 5 Stelle e Lega, con Giuseppe Conte nella figura di Premier.
Questa modifica è passata con approvazione del Senato il giorno 28 marzo 2019 ed è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 26 aprile 2019. Queste leggi hanno apportato modifiche all’articolo 52 del codice penale trascinando l’allora governo, per l’ennesima volta, in una fase turbolenta marcata da molte polemiche, con non pochi interventi da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La riforma della legittima difesa rivede in particolare il principio di proporzionalità tra offesa e difesa: in buona sostanza, chi effettua una violazione di domicilio, a prescindere dall’essere armato o meno, si espone al diritto di difendersi tramite utilizzo di arma da parte di chi subisce l’intrusione. Se a quest’ultimo soggetto viene riconosciuto uno “stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto” allora non è in alcun modo perseguibile dalla legge (nemmeno se, ad esempio, compie un delitto). Inoltre, le pene per la violazione di domicilio, per per furto e per rapina vengono inasprite (testo integrale delle modifiche all’art. 52 del codice penale).
Contestualmente nei giorni seguenti all’approvazione della riforma, il gruppo parlamentare leghista ha proposto di agevolare l’acquisto di un’arma di difesa personale aumentando il numero limite dei joule per il porto d’armi da 7,5 a 15. I joule sono l’unità di misura per la potenza delle armi da fuoco. In realtà, da quel momento in poi, il tema è passato via via in secondo piano, con l’avvicendamento dei governi la proposta è stata chiusa in un cassetto, ma resta un dato: c’è una parte d’Italia che si sente più sicura in casa propria in presenza di un’arma di difesa personale. A scopo informativo, andiamo a illustrare quali sono le condizioni che deve rispettare un soggetto per la detenzione domestica di un’arma.
Detenere correttamente un’arma in casa
Innanzitutto, la legge (art. 20 Legge n. 110 del 1975) sancisce che la custodia delle armi deve essere assicurata “con ogni diligenza nell’interesse della sicurezza pubblica”. Nello specifico, però, non si stabiliscono i limiti di quello che può essere un normale atteggiamento di buon senso. Un indirizzo più pratico ce lo forniscono varie sentenze della Corte di Cassazione a cominciare dalla n.13570 del 20 marzo 2017. A una persona veniva comminata una multa di 200 euro per non aver ottemperato al principio della cautela nella detenzione di pistola, caricatore e proiettili. Il soggetto deteneva l’arma sotto il materasso, il caricatore in una cassapanca (in un’altra stanza) e i colpi in un cassetto (di una terza stanza). La Cassazione ribaltò la sentenza del Tribunale ritenendo che l’uomo avesse rispettato il principio espresso nell’art. 20 Legge n. 110. Da ciò intendiamo che smontare il caricatore dall’arma e dislocare le parti è già un primo modo per adempiere a una corretta detenzione.
Dal commento della Cassazione poi possiamo anche dedurre che, in caso non si viva da soli ma con la propria famiglia, si possa tranquillamente dire a tutti i componenti che si detiene un’arma, avendo cura di tenerla sempre lontana dalla portata di minori e non abili.
Ovviamente, se l’arma è superiore ai 7,5 joule, bisogna per forza dotarsi di porto d’armi. Sopra questa soglia infatti le armi hanno un potenziale offensivo di gran lunga superiore. Questa autorizzazione permette di tenere in casa, in realtà, un piccolo arsenale, se consideriamo che si possono detenere ben: 3 armi comuni da sparo, 6 armi classificate a uso sportivo (canna lunga o corta), un numero illimitato di fucili e carabine con calibro e funzionamento indicati nell’art. 13 della legge 157 del 1992, 200 cartucce per arma comune (art. 97 Regolamento Tulps), 1.500 cartucce per fucili da caccia (art. 97 Regolamento Tulps), 5 chili di polveri da caricamento, financo 8 armi d’epoca (con comprovata rilevanza storica).
Per quest’ultime però nasce un discorso diverso, visto che il loro valore mette in condizione molti proprietari di volerle tenere a bella vista, cosa che non sarebbe conciliante con i limiti della sicurezza di cui sopra. Anche qui però il mercato ha fornito la soluzione con armadi blindati porta fucili, vere e proprie vetrinette inscalfibili e con sistemi di chiusura ad hoc per abbinare la possibilità di mostrare queste armi, che hanno spesso un valore artistico, senza dover rinunciare alla sicurezza.