Negli ultimi anni, si sta assistendo allo sviluppo e alla presenza di un gran numero di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) “nuovi” che vengono impiegati nell’ambito della produzione industriali, per cui divine fondamentale provvedere a una valutazione del rischio di tutte queste sostanze.
La tutela della salute passa attraverso una organica difesa del territorio e delle risorse naturali presenti anche nel sotto suolo come le falde idriche o le acque superficiali.
Cosa sono i PFAS
Le sostanze perfluoroalchiliche, o PFAS, sono composti organici prodotti dall’uomo, pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente, contenenti una catena di carboni totalmente fluorurata e diversi gruppi funzionali. I legami carbonio-fluoro e le altre caratteristiche delle molecole conferiscono alle sostanze particolari proprietà chimico-fisiche, quali l’impermeabilità all’acqua e ai grassi e un’alta resistenza termica.
I PFAS sono principalmente quattro:
- PFOA o acido perfluoroottanoico,
- PFOS o perfluoroottano sulfonato,
- PFNA acido perfluorononanoico ,
- PFHxS o acido perfluoroesano sulfonico ecc.
PFOA e PFOS sono composti persistenti e chimicamente stabili, che non si degradano nell’ambiente e non si scompongono nell’organismo umano, portando con il tempo ad accumulo sia nel suolo, che nell’aria e nell’acqua.
Monitoraggio dei PFAS e salvaguardia del territorio
Sono state inoltre pubblicate le Linee Guida sul monitoraggio degli PFAS, nei corpi idrici superficiali e sotterranei, a cura di ISPRA e SNPA. Gli PFAS
Il manuale nasce dalla nota della Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque del Ministero dell’Ambiente del 18 maggio 2017, avente per oggetto il “Monitoraggio di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei corpi idrici superficiali, sotterranei e negli scarichi di acque reflue”, che chiedeva appunto di formulare valutazioni e proposte anche al fine di permettere alle Regioni la programmazione del monitoraggio nell’ambito delle attività dei Piani di Gestione dei Distretti Idrografici.
L’utilizzo come tensioattivi nei prodotti per la pulizia, creme e cosmetici, insetticidi, come rivestimenti protettivi, abiti impermeabili, ecc. costituiscono una fonte di rischio per la salute se entrano nel ciclo idrico fino ad arrivare ai nostri rubinetti.
I PFAS nei prodotti per la pulizia
La raccolta di informazioni sulla presenza dei composti PFAS nei corpi idrici superficiali e sotterranei, evidenzia come la presenza di sostanze perfluoroalchiliche è un fenomeno diffuso, che riguarda la maggior parte delle regioni del Paese.
La gestione dei processi industriali e con essi delle acque di processo unitamente alle acque dei piazzali divine strategico nella tutela della acque potabili. Questo obiettivo deve comprendere anche i laboratori di ricerca e sviluppo, in tutti i settori di attività, ovvero dal chimico, farmaceutico , cosmetico, ma anche metalmeccanico ecc., interessando anche il comprato alimentare con i lavaggi delle attrezzature e le sanificazioni e lavaggi industriali o artigianali.
Il problema dell’impiego di detersivi, tensioattivi coinvolge tutto il processo produttivo non limitandosi al solo ambito industriale.
Fra il 2015 e il 2016 è stato condotta una campagna di biomonitoraggio umano su 507 persone della zona contaminate e di altrettante persone residenti fuori aree a rischio, individuano una concentrazione media di queste sostanze nel sangue degli esposti è risultata di 13 nanogrammi/grammo contro 1,6 nanogrammi/grammo nelle persone non esposte.
Occorre pertanto un impegno notevole sia a livello legislativo che nell’ambito dei piani di monitoraggio Regionali al fine di porre in atto un controllo capillare su tutto il territorio nazionale, prevenendo le conseguenze sulla salute di tale fattore di rischio come evidenziato dagli studi nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e neuro cerebrali oltre ad altri effetti collaterali legali ad un sensibilità individuale.