In agricoltura, il rischio infortunistico legato all’uso di macchine agricole ha da sempre un’importanza primaria, come testimonia l’elevata incidenza di infortuni sul lavoro conseguenti all’uso improprio di macchine ed attrezzature.
Tuttavia i cicli di lavoro in agricoltura sono caratterizzati da fasi che comportano l’esposizione a numerosi rischi per la salute e per la sicurezza: posture incongrue, movimentazione manuale dei carichi, esposizione a sostanze pericolose dovuta alla necessità di utilizzare concimi e fertilizzanti e per la sicurezza.
Esistono diverse situazioni lavorative nel settore agricolo che possono potenzialmente esporre al rischio biologico, ossia il pericolo di contrarre malattie infettive.
La zoonosi: contagio da animale a uomo
Si parla di zoonosi quando le malattie infettive vengono trasmesse dagli animali all’uomo.
La trasmissione della malattia può avvenire durante diverse attività che richiedono il contatto con glia nimali:
- le attività di pulizia dei ricoveri,
- le operazioni di mungitura,
- le operazioni di toelettatura degli animali,
- la manipolazione degli escrementi
Ma la trasmissione della malattia infettiva può avvenire anche tramite l’azione e i morsi di insetti e parassiti.
Valutare e prevenire il rischio biologico in zootecnica
La normativa nazionale di riferimento in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) impone l’eliminazione del rischio di esposizione ad agenti biologici o la sua riduzione al più basso livello possibile.
La tutela dei lavoratori dai rischi biologici in zootecnia è un “obiettivo di particolare rilievo” ed è necessario essere consapevoli che “numerosissime sono le possibili infezioni correlate alle attività agro-zootecniche”, in particolare quelle che inducono il lavoratore a svolgere la propria attività a contatto diretto con la natura e con gli animali (agricoltori, giardinieri, boscaioli, allevatori, veterinari, guardie forestali)”.
Rischio biologico: il DVR
Il documento di valutazione dei rischi, deve contenere le indicazioni normative sul rischio biologico, con particolare riferimento a quanto contenuto nel Titolo X del D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro).
Una corretta valutazione del rischio biologico deve tenere conto sia della pericolosità intrinseca del microorganismo eventualmente presente, che della possibilità che questo venga in qualche modo trasmesso ai lavoratori.
Classificazione del grado di rischio biologico
Esistono diversi gradi di rischio biologico, correlati anche a diversi scenari espositivi e vie di trasmissione.
La classificazione di pericolosità degli agenti biologici tiene conto di tutte queste caratteristiche.
Rischio biologico: la prevenzione
Per quanto concerne la prevenzione, occorre porre attenzione alla formazione del personale potenzialmente esposto, che deve essere messo sempre a conoscenza sia delle potenziali sorgenti di infezioni (dirette o veicolate che siano) che dei possibili rischi da esposizione.
Una buona profilassi e la sorveglianza sanitaria possono tenere conto della somministrazione di opportuni vaccini, così come dell’utilizzo di adeguati dispositivi di protezione collettiva e individuale.