La quarantena forzata per tutta l’Italia necessaria per rientrare dall’emergenza coronavirus sta mettendo in difficoltà molti settori e anche quello relativo alla formazione obbligatoria in materia di formazione sulla salute e sicurezza sul lavoro.
Le proposte ANCORS per evitare la crisi del settore Salute e Sicurezza durante l’emergenza coronavirus
A questo proposito ANCORS l’Associazione Nazionale Consulenti e e Responsabili Sicurezza sul Lavoro, ha proposto alcuni interventi di base, “due proposte semplici, attuabili immediatamente a costo zero”:
- deroga al D.lgs 81/08 e degli Accordi Stato-Regione per permettere l’erogazione di tutti i corsi di formazione in salute e sicurezza sul lavoro, nelle modalità e-learning e/o video conferenza. Questo avrebbe un triplice vantaggio:
- consentire ai lavoratori di formarsi a casa in questo periodo di fermo delle attività,
- snellire nella fase successiva di ripresa i tempi formativi per le aziende
- creare opportunità di lavoro per i professionisti del settore altrimenti costretti a stare fermi per il divieto di erogare i corsi di formazione disposti dal DPCM
- sospensione delle sanzioni previste dal D.lgs 81/08 e s.m.i. a carico delle aziende per i mancati adempimenti dal 15 febbraio a fine emergenza e che conceda alla ripresa almeno 60 giorni di tempo alle aziende per regolarizzarsi.
«È una misura, quest’ultima, che sta particolarmente a cuore alle aziende italiane che in questo periodo anche volendo non possono formare i propri dipendenti e sono a rischio sanzioni», precisa il presidente ANCORS Luigi Ferrara.
ANCORS propone inoltre alytre misure necessarie al Paese per resistere in questo momento di grande difficoltà e, perché no, approfittarne per rilanciare economia e produzione.
Le ulteriori proposte suddividono gli interventi in “interventi tampone” e “interventi strategici”.
INTERVENTI TAMPONE
- Congedo parentale per i genitori fino a 12 anni di età per 30 gg lavorativi.
- Sospensione a partire dalla scadenza del16 marzo di contributi e tasse per aziende, liberi professionisti e lavoratori autonomi.
- Estensione della CIG in deroga anche sotto i 6 dipendenti che non hanno accesso a questo strumento. Una simile misura potrebbe evitare centinaia o forse migliaia di licenziamenti;
- Immediata applicazione di un credito d’imposta per professionisti e imprese che abbiano perso almeno il 25% o il 30% del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il provvedimento dei 1500 euro per 3 mesi per i lavoratori autonomi già preso dal Governo è gradito ma non adeguato nel tempo e nella misura se lo si paragona, ad esempio, al reddito di cittadinanza;
- Una detrazione fiscale sulle spese per viaggi in Italia;
- L’abolizione dello split payment per le fatture verso le aziende quotate e le società partecipate.
MISURE STRATEGICHE
- Creazione di un Dipartimento di Prevenzione Civile Nazionale.
- Nuova (ultima e definitiva) pace fiscale per le cartelle 1/1/2018-30/6/2020 da saldare in acconto (con data da determinare in relazione all’evoluzione dell’epidemia) entro il 2020 e definitivamente entro il 2021;
- “Voluntary disclosure” sui contanti, tombale ma non anonima. Imposta sostitutiva del 30%-35% in relazione alla certificazione dell’origine del contante, con rilevanza penale grave in caso di false dichiarazioni;
- Con le risorse ottenute dai precedenti provvedimenti, riforma IRPEF (in vigore dal 1/01/2021) che rimoduli gli scaloni esistenti a causa dei bonus erogati negli ultimi anni, e abbassi la pressione fiscale;
- Con parte delle stesse risorse, riforma IRAP che elimini almeno parzialmente questa tassa recessiva che si paga anche sugli interessi passivi e se non si fanno utili;
- Eliminazione per il 2020 e il 2021 del Patto di Stabilità per i piccoli comuni per effettuare lavori infrastrutturali diffusi sul territorio che alimentino imprese e consumi;
- Modello Genova con Commissario Straordinario e accantonamento del Codice degli Appalti per tutte le grandi infrastrutture già finanziate per il periodo 2020-2022;
- Grande piano di comunicazione internazionale approntato da una task force presso il Ministero degli Esteri che ripristini l’immagine globale del Made in Italy e combatta, colpo su colpo, la concorrenza sleale generata dal danno reputazionale dovuto al coronavirus.